(Belmonte de Calatayud 1601 - Tarragona 1658) scrittore spagnolo. Uomo di grande erudizione, pensatore, saggista, predicatore, gesuita in conflitto con i gesuiti, nelle sue opere cercò di disegnare il ritratto dell’uomo ideale del suo tempo, in polemica con Saavedra Fajardo e con il Quevedo trattatista (entrambi paladini di una universalità cattolica e controriformista), dando un nuovo significato alla condotta morale e politica e sviluppando l’insegnamento rinascimentale di Machiavelli e di Castiglione. Il suo concetto di «prudenza» e quello di «acutezza» sono alla base dei suoi libri, scritti in una lingua duttile e concisa. Tra le sue numerose opere, le più importanti sono Acutezza e arte dell’ingegno (Agudeza y arte de ingenio, 1642-48), che può essere letta come una teorizzazione del gusto seicentesco e barocco; L’oracolo manuale (El oráculo manual, 1647), poi tradotto da Schopenhauer, che se ne servì per la sua filosofia; e Il criticone (El criticón, 1651-57), sorta di romanzo didattico, d’ispirazione araba, alle cui invenzioni e modalità attinsero poi Defoe e Voltaire. G. è uno degli autori più importanti del «secolo d’oro» spagnolo, anche per la ricchezza della sua scrittura.